Ma cosa è il PiTESAI? Il Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee di settembre 2021, che doveva regolamentare le “trivelle” a terra e in mare, e che avrebbe dovuto eseguire la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, con cui l’Italia ha adottato e programmato l’attuazione dell’Agenda 2030.

Il Piano era stato redatto nel 2021 dal Governo Conte e il Ministro Cingolani in pieno periodo delle contestazioni giovanili dei Fridays for Future e l’effetto Greta, e prima della COP26 di Glasgow. Arrivarono al MITE (come si chiamava allora il Ministero dell’Ambiente) oltre 100 osservazioni nella consultazione pubblica, tra cui le nostre come Fuori dal Fossile, e denunciavamo la “finta razionalizzazione” e il “colpevole ritardo” del Piano.

Ma il Piano introduce alcune significative novità a favore del clima: aveva  escluso sei regioni da qualsiasi attività legata agli idrocarburi (Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Liguria, Umbria, Toscana e Sardegna) e indicava dei “vincoli assoluti” escludendo alcune località dove in passato le attività di estrazione erano già state vietate. Infine introduceva alcuni “vincoli aggiuntivi di esclusione”, ossia ulteriori limitazioni per preservare altre aree sensibili, come i siti Unesco.

Poi la guerra in Ucraina, la conseguente emergenza gas dichiarata dal governo Draghi, poi le dichiarazioni di programma del governo Meloni di riattivare tutte le trivellazioni in terra e mare sul territorio italiano, hanno fatto cambiare il clima politico sulle trivelle: ed ecco il TAR Lazio che boccia il Pitesai in toto, su ricorso presentato da Gas Plus, che si vedeva esclusa l’autorizzazione per i campi di Macerata, da Padana Energia e soprattutto di Rockhopper.

E i ricorrenti hanno trovato l’inghippo amministrativo nel Pitesai, perchè non è stata fatta la consultazione pubblica sulla VAS (Valutazione Ambientale Sanitaria), fatto ineccepibile, ma che ora porta a una vacatio legis che legittima lo status quo prima del 2021.

Cadono, cioè, quei pur insufficienti vincoli ed esenzioni introdotti dal Pitesai di Cingolani.

Una vera pacchia per ENI e le altre aziende di trivellazioni. Si potrà trivellare anche nelle sei regioni escluse e addirittura nei siti Unesco.

Ricordiamo che Rockhopper, la società petrolifera, ha vinto l’arbitrato con lo Stato italiano per la vicenda Ombrina, il progetto petrolifero offshore davanti alle coste abruzzesi, con un indennizzo previsto di 190 milioni di euro per  il mancato rilascio della concessione petrolifera Ombrina mare per mezzo del Trattato sulla Carta dell’Energia (Energy Charter Treaty), firmato dall’Italia, da cui molti stati della Comunità Europea vogliono uscire e che la Campagna Fuori dal Fossile combatte da anni insieme a tante ONG europee.

Ora la palla passa al Governo Meloni, che potrebbe fare ricorso al Consiglio di Stato per evitare un contenzioso milionario contro le società petrolifere perché sono 24 i Comuni che avevano presentato ricorsi contro il Pitesai e l’Energy Charter Treaty, che  permette a tutte le compagnie che avevano presentato richieste di concessioni in questi due anni, di avere rimborsi per le perdite subite dal Pitesai appena bocciato.

Un grande passo indietro per l’Italia, per il clima, per uscire dal fossile. E tutto nel silenzio e benestare dei media. Si apre un contenzioso dello Stato e dei Comuni opponenti senza precedenti, a danno dello stato, dei cittadini e dell’ambiente.

Angelo Gagliani

Campagna Per il Clima, Fuori dal Fossile