Chi siamo

 

Siamo un gruppo di associazioni che lotta per la conversione ecologica contro trivelle e uso di idrocarburi in Italia.

Cosa chiediamo

1–Stop a tutti i nuovi cantieri estrattivisti ed a  proposte di grandi opere inutili e di estrazioni fossili, sia per garantire la salute dei lavoratori che per garantire l’effettiva riduzione dell’aumento delle temperature globali, contenere il consumo di territorio e l’aggressione agli ecosistemi, evitare ulteriori costi ai  cittadini e favorire la piena occupazione.

2- Fermare immediatamente i progetti relativi alla realizzazione di nuove centrali turbogas sul territorio nazionale a cominciare da quelle di Brindisi, Civitavecchia, Fusina e La Spezia. L’uscita dal carbone in Italia non può infatti passare attraverso gli investimenti miliardari sul gas, il quale resta, è bene ricordarlo, un combustibile fossile comunque inquinante e climalterante.

3- Uscire fuori dalla logica anacronistica delle mega centrali e dei grandi poli di produzione energetica anche quando riguardano il voltaico ed eolico; investire ingenti fondi pubblici per ammodernare la rete, ottimizzare il sistema di accumulo e sviluppare centri di produzione di energia rinnovabile più piccoli, più efficienti e delocalizzati. Incentivare quindi l’uso delle fonti rinnovabili e del loro indotto (progettazione, manifattura, istallazione e manutenzione degli impianti), garanzia di salute e occupazione.

4- Fermare la devastazione del Salento e dell’Appennino e bloccare i progetti TAP e SNAM. Stop alla metanizzazione della Sardegna. Spendere miliardi di euro per un hub del gas  significa non solo compromettere la biodiversità di interi territori, ma anche legare fisicamente e per diversi decenni le sorti del Paese che ospita i giacimenti di gas a quelle del mercato di arrivo. Una scelta che non tiene conto né delle continue turbolenze geopolitiche di vaste aree del pianeta, né del rispetto dei diritti umani nei paesi che ospitano le strutture estrattive o in cui transitano i gasdotti. Una scelta ingiusta non solo perchè è stata presa contro la volontà  della maggioranza delle popolazioni ma anche perché la produzione attuale è più che sufficiente mentre il consumo diminuisce anno dopo anno

5–Stornare i fondi pubblici concessi alle aziende del fossile ( 19 miliardi ) ed  utilizzarli per:

–  investimenti in sanità pubblica che ha mostrato tutte le sue carenze dopo decenni di privatizzazioni;

progetti di  riconversione energetica che escludano la metanizzazione  privilegiando gli interventi dal basso proposti da enti locali e reti di cooperative e comunità energetiche che punti all’autoproduzione, all’efficientamento. Comunità energetiche già presenti in Italia che forniscono energia al 100% rinnovabile ed etica.

-mettere in sicurezza i territori devastati da colpevoli incurie, inondazioni e terremoti, complice anche la dissennata cementificazione e speculazione immobiliare;

bonificare le centinaia di discariche tossiche e di siti inquinati, proteggere l’aria dagli inquinanti e  risanare i sistemi idrici

6-Garanzie e gratuità per utilizzo di acqua e dei servizi energetici di base a tutte le persone senza tetto o indigenti, a quelli che vivono in campi anche illegali ed alle popolazioni rifugiate a qualunque titolo.

7-Revisione partecipata dagli attori sociali che lottano per l’ambiente del “Decreto clima” del 2019 e ridiscussione del Collegato ambientale.

8-Recuperare  investimenti per  riparare i danni causati dall’epidemia  che non devono trasformarsi in debito pubblico, la Cassa Depositi e Prestiti ritorni a finanziare a tassi agevolati gli enti locali e pubblici.

9-Reddito di base per i settori sociali non occupati o precari, riduzione degli oneri accessori delle bollette di acqua, luce e gas da coprire attraverso una patrimoniale sui redditi milionari.

IL FUTURO C’E’, RIPRENDIAMOCELO!          

“Per il clima, fuori dal fossile”