(di Linda Maggiori)
Il decreto appena approvato prevede che il termine di conclusione del procedimento di autorizzazione passa da 130 a 200 giorni, e deve includere le valutazioni ambientali e la sua sottoposizione alla Commissione tecnica Pniec-Pnrr. Un piccolo miglioramento?
“È comunque insufficiente fare in 200 giorni consultazioni con gli enti addetti ai controlli, le integrazioni e la VIA. Per la sola VIA ci vogliono dai 2 ai 4 anni. E non sarà più il Comitato Tecnico VIA a rilasciare l’autorizzazione, ma un Commissario nominato dal Governo.” commenta Angelo Gagliani, attivista della Campagna Fuori dal Fossile di Brindisi, che da anni si batte contro il Tap.
In Italia fino al 2023 c’erano tre rigassificatori, al largo di Livorno (Olt), al largo di Rovigo e nel porto di Panigaglia. A marzo 2023 si è aggiunto il rigassificatore Golar Tundra nel porto di Piombino, nonostante l’opposizione di tutta la città, sindaco compreso. Da Piombino la nave dovrebbe essere spostata tra tre anni a Vado, altro luogo fortemente penalizzato e inquinato, dove i comitati cittadini sono in allarme. A Ravenna un secondo rigassificatore galleggiante è atteso nel 2024, con i suoi 34 km di metanodotti e il microtunnel sotto la spiaggia di Punta Marina, per portare il gas a terra. Una piccola TAP, come progetto. “Altri rigassificatori in arrivo in Sardegna, a Gioia Tauro e Agrigento” continua Nadia D’Arco.
Il decreto considera inoltre “strategici i gasdotti e gli oleodotti o le infrastrutture elettriche che fanno parte della rete nazionale di trasporto”.
Tra Forlì e Cesena in questi giorni si sta procedendo a espropriare i terreni dove passerà il nuovo metanodotto Snam, la cosiddetta Linea Adriatica, che dalla Puglia a Sulmona a Minerbio bucherà la dorsale italiana, tra zone naturali, terremotate e alluvionate, e proteste di cittadini.
Il decreto rilancia anche gli impianti di biometano, poiché servirà una Procedura Abilitativa Semplificata (PAS) anziché l’autorizzazione unica.
Durissime critiche arrivano anche da Greenpeace: “Mentre il nostro Paese è attraversato da un’ondata di calore senza precedenti, il governo Meloni dà priorità alla costruzione di infrastrutture che utilizzano combustibili fossili, contribuendo a esacerbare ondate di calore e altri eventi climatici sempre più estremi” dichiara Chiara Campione, responsabile dell’Unità Clima di Greenpeace Italia, condannando “il negazionismo da operetta inscenato da membri della maggioranza governativa”.
Critiche anche dalle opposizioni politiche: “Sono solo ladri di futuro” accusa il leader dei Verdi Angelo Bonelli “l’ennesimo provvedimento che smantella le politiche sul clima”. “E non contenti spendono miliardi di euro per nuovi armamenti. Quei soldi sarebbero utili per investire in politiche orientate alla conversione ecologica” sottolinea il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni.
Nel decreto sono inserite anche una serie di misure (già previste in passato) per combattere il caro energia: il bonus sociale elettrico e gas (per i clienti con Isee fino a 15.000 euro o fino a 30.000 euro per le famiglie con più di quattro figli); l’azzeramento degli oneri di sistema relativi al gas naturale; la riduzione dell’aliquota Iva al 5% per le somministrazioni di gas metano usato per combustione per usi civili e industriali.