Centrale SNAM:
Centrale SNAM: nessuno conosce il progetto esecutivo
Lo abbiamo cercato dappertutto ma non siamo riusciti a trovarlo. Il progetto esecutivo della centrale Snam,
in costruzione a Case Pente, è un mistero. Per questo abbiamo presentato un nuovo esposto alla Procura
della Repubblica di Sulmona affinché faccia luce su una situazione che ha dell’incredibile. Il problema non è
di poco conto: se neppure gli organi pubblici, che dovrebbero controllare la regolarità dei lavori, conoscono il
progetto, quali garanzie possono avere i cittadini che i lavori siano conformi a quanto progettato e alle leggi
vigenti in materia urbanistica, sismica e di tutela dei beni archeologici? E la mancanza dei controlli da
parte degli Enti preposti non è venir meno ai loro doveri istituzionali?
L’Ente che ha autorizzato l’opera, ovvero Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, a firma
della Dirigente Avv. Maria Rosaria Mesiano, nel rispondere all’Associazione Stazione Ornitologica
Abruzzese, ha scritto: ”Con riferimento alla richiesta del progetto esecutivo, si rappresenta che il
provvedimento autorizzativo di competenza di questa Direzione generale (…) ha ad oggetto il progetto
definitivo e che il citato Decreto ministeriale di autorizzazione del 7 marzo 2018 non prevede la
trasmissione del progetto esecutivo dell’opera”.
Il Comune di Sulmona, nel cui territorio sono in corso i lavori, con una lettera firmata dal Dirigente Ing.
Franco Raulli ha risposto quanto segue: “Si comunica che dopo aver effettuato le opportune ricerche negli
archivi dell’Ente, non risulta agli atti dell’Ente il progetto esecutivo dell’opera della Snam denominata
Centrale di compressione e quattro linee di collegamento in località Case Pente di Sulmona”.
Ci siamo allora rivolti alla Soprintendenza Archeologica dell’Aquila che ci ha inviato una lettera, firmata dalla
Soprintendente Arch. Cristina Collettini, in cui si dice: “Con riferimento al progetto esecutivo della centrale
di compressione Snam, questa Soprintendenza, la cui istituzione risale a settembre 2021, comunica che
l’avvio del procedimento de quo risale a data anteriore (2005) ed evidenzia la precedente competenza
dell’allora Soprintendenza Archeologica con sede in Chieti (…). Per le ragioni sopra esposte, questa
Soprintendenza non detiene la suddetta documentazione”.
La risposta della Soprintendenza dell’Aquila è particolarmente significativa perché è l’Ente che, avendo
assurdamente autorizzato la distruzione delle tracce del villaggio protostorico risalente a 4200 anni fa, ha di
fatto consentito l’avvio dei lavori di costruzione della centrale. Come è possibile che ciò sia accaduto,
mentre erano ancora in corso gli scavi di archeologia preventiva? Il codice dei contratti pubblici (d.lg.31
marzo 2023 n.36, allegato I.8) stabilisce che solo al termine degli scavi viene predisposta la relazione di
verifica preventiva dell’interesse archeologico (Vpia). E’ la Vpia che, approvata dal Soprintendente, contiene
le prescrizioni che, sulla base dei risultati delle indagini, possono determinare anche la necessità di
apportare modifiche al progetto o perfino di delocalizzare l’opera.
Ora, come è stato possibile che la Soprintendenza dell’Aquila abbia “liberato” una parte dell’area
prima ancora che fossero concluse le indagini di archeologia preventiva e prima della redazione
della Vpia? Le prescrizioni devono essere recepite nel progetto esecutivo che, per legge, deve
descrivere compiutamente ogni particolare architettonico, strutturale e impiantistico dell’opera. Cosa
che, evidentemente, non è possibile fino a quando non siano terminati gli scavi archeologici e
dettate le relative prescrizioni. Siamo o no di fronte ad una palese violazione delle norme sugli appalti
pubblici e sulla tutela dei beni archeologici, tanto più che la Soprintendenza ammette candidamente di non
conoscere il progetto esecutivo? Alla Procura della Repubblica le risposte e le conseguenti decisioni.
Sulmona, 20 marzo 2025. p. Coordinamento Per il clima Fuori dal Fossile –
Sulmona